
Il Benessere Organizzativo
Il benessere organizzativo: da dove nasce e dove ci porta
La mia formazione come manager nel comparto pubblico, counselor diplomata e esperta di comunicazione empatica e soft skills, mi ha portata a credere con forza che abbiamo già dentro di noi le risorse per affrontare anche i contesti più critici. E questo è tanto più vero nei luoghi di lavoro, dove relazioni, obiettivi e pressioni convivono ogni giorno. Il tema del benessere organizzativo, su cui ho anche scritto la mia tesi di laurea magistrale in Psicologia delle organizzazioni con un focus specifico sulla sindrome da burnout, è per me una chiave essenziale per comprendere e migliorare la qualità della vita lavorativa.
​
Cos'è davvero il benessere organizzativo
Il benessere organizzativo è un tema strategico nella nostra società e influenza sia la soddisfazione dei singoli individui, sia l'efficacia e la produttività complessiva dell'organizzazione. Parliamo infatti della capacità di una realtà lavorativa di promuovere e mantenere il più elevato livello di benessere fisico, psicologico e sociale delle persone che vi operano.
​
Dalle origini meccanicistiche alla centralità della persona
L'attenzione rivolta al capitale umano nasce all'inizio del secolo scorso, in un’epoca in cui il lavoratore era considerato un ingranaggio del sistema produttivo, inseparabile dalla macchina a cui era addetto. La visione manageriale dominante enfatizzava la standardizzazione e la divisione del lavoro in termini di efficienza, trascurando completamente il benessere del singolo. Il lavoratore era visto solo come una risorsa da sfruttare per raggiungere obiettivi economici, non come un essere umano con bisogni, emozioni, aspirazioni.
​
Gli anni della svolta: protezione e promozione della salute
Negli anni '50 e '60 iniziano ad affermarsi approcci organizzativi più attenti al soddisfacimento lavorativo e personale. Negli anni '70 e '80, si passa da una logica di protezione (health protection) a una di promozione della salute (health promotion): il focus si sposta dall’ambiente alla persona. Si fa spazio una cultura della salute, che include stili di vita sani, sicurezza e benessere come elementi strutturali della vita lavorativa.
​
Clima, cultura e psicologia della salute
Negli anni ’80 e ’90 il concetto si amplia: entrano in gioco clima e cultura organizzativa e nasce la disciplina della Occupational Health Psychology, che integra psicologia della salute e psicologia delle organizzazioni. Un'organizzazione sana viene ora descritta come quella in cui coesistono:
â–ª alta produttività
â–ª buona soddisfazione lavorativa
â–ª sicurezza sul lavoro
â–ª basso turnover
â–ª bassa assenza
â–ª attenzione alla relazione lavoro-famiglia
​
Il burnout come rischio organizzativo
In questa evoluzione, la psicologia del lavoro e delle organizzazioni inizia a includere anche i rischi psicologici, riconoscendo che il benessere del lavoratore è un fattore critico di successo. Tra questi rischi, è emersa in modo sempre più rilevante la sindrome da burnout, oggi riconosciuta anche in ambito normativo come fattore di rischio psicosociale.
​
Dalla consapevolezza all’azione: recuperare il potere personale
Oggi, nei seminari, nelle conferenze e nei percorsi a cui vengo invitata come formatrice o relatrice, condivido modalità pratiche e strumenti concreti per aiutare le persone a riconoscere e recuperare il proprio potere personale. Lavoriamo sull’ascolto, sulle dinamiche relazionali e sulla possibilità – sempre presente – di scegliere come rispondere, anche quando tutto sembra difficile o immobile. Il benessere non è solo una condizione da ottenere: è una pratica quotidiana, che comincia dalla relazione con noi stessi… e si riflette in ogni gesto che portiamo nel nostro lavoro.
​